Trascorso un po' di tempo dalla spiacevole notizia dell'arresto del nostro ormai ex Sindaco, Pantelleria sembra essere ripiombata nel baratro, seppure all'apparenza ogni cosa proceda sulla via della regolarità. Sarà la compostezza, o forse la "storica dignità" isolana, a trasferire su sguardi esterni l'idea di un popolo impassibile? O forse un ricercato atteggiamento d'indifferenza, conseguenza di una reazione attonita, a difendersi volutamente da un disastro ad ogni modo già annunciato?
Impossibile conferire pieno flusso esplicativo allo stato d'animo di ciascuno di noi, sia per chi politicamente prossimo ad Alberto, sia per chi solo umanamente empatico. Le tristi vicissitudini che hanno investito il suo ruolo non possono però godere della "facoltà di non rispondere", e richiedono pertanto un'attenzione responsabile da parte di tutti noi, figli di questa piccola grande isola spesso definita - e non sempre a ragione - un paradiso terrestre.
Se non fosse per l'inestinguibile fascino naturale di cui la nostra isola può dignitosamente avvalersi, di certo saremmo accoratamente spogli di quei contenuti indispensabili al riconoscimento di un partecipato gruppo comunitario in grado di superare gli interessi personali e familiari, a pieno vantaggio del tornaconto collettivo.
"CHI NON SA DI POLITICA, E' UN ANALFABETA. CHI NON FA POLITICA, E' UN EGOISTA. POLITICA SIGNIFICA ACCORGERSI CHE I PROBLEMI DEGLI ALTRI SONO UGUALI AI TUOI, E DARSI DA FARE PER RISOLVERLI INSIEME".
Sempre un po' scettica di fronte a questa definizione, colta nelle prime pagine di un libro di educazione civica, sviluppando nella vita l'amara consapevolezza che l'azione politica porti sempre con sé, in maggiori o minori livelli, il rischio della tentazione e della corruzione umana, ritengo che si possa contribuire al benessere della comunità anche per vie traverse e silenziose, soprattutto nel categorico rifiuto di qualsiasi riconoscimento economico che non ci appartenga.
Ebbene, le inchieste degli ultimi anni che hanno avuto come disgraziata protagonista Pantelleria, ci parlano di un' "ISOLA PERDUTA" nello stesso tempo collocata nell'affare "CUORE MEDITERRANEO", forse illudendoci metaforicamente della presenza di significativi palpiti che non intendono arrestarsi ai primi cedimenti.
E' vero, viviamo momentaneamente un' "esperienza dai connotati tragici e, nello stesso tempo, comico-grotteschi", come ha voluto evidenziare il dottor Vicario in un precedente articolo richiamando la poetica del Pirandello, alla quale noi panteschi abbiamo aderito in pieno, attratti da forze diverse ma complementari: il sentimento, che osserva quanto accaduto, avvertendo come prima reazione il lato grottesco della storia; e la ragione, che, con la sua riflessione, vuol rendersi conto del perché di tale comportamento, subentrando infine la pietà per il dramma penoso.
Un'esperienza tragica e grottesca che non si circoscrive esclusivamente entro i confini della nostra isola, ma che si espande in quello sguardo nazionale che ci fa provare profondo ribrezzo dinnanzi alle notizie di affari sporchi e speculazioni che colpiscono la nostra povera nazione, inginocchiata inevitabilmente alla miseria dell'anima, che affretta il corso del regresso culturale, economico, sociale. Situazioni politiche, quella isolana e quella nazionale, che ci attanagliano e che ci vogliono rendere impotenti, privandoci anche della più timida opportunità di reazione.
Ma la rivolta etica è importantissima per noi cittadini, facendo leva sulla libertà di parola, forse l'unica a sostenere sempre e comunque il nostro contrastato desiderio di cambiare le cose che non vanno. E, al di là del sostenere l'una o l'altra corrente politica; al di là della constatazione sul "Sindaco che salutava tutti" e il "Sindaco che invece non lo faceva", richiamando il virgiliano "TEMPTANDA VIA EST", riconosciamo che bisogna davvero esplorare a tutti i costi una via, che non sia né guelfa né ghibellina. E' fondamentale "far parte per se stessi", ideologici portavoce degli interessi complessivi della collettività. Se tutto ciò dovesse verificarsi irrealizzabile, allora lasciamo pure spazio all'UTOPIA: parola confortante ed inesauribile per chi ancora crede in un mondo giusto e meritocratico.
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