TRA GLI ANGOLI DI UNA SICILIA PERDUTA
Giovedì 25 agosto, presso il suggestivo Hotel Village Suvaky, negli ampi spazi adiacenti la piscina, agli ospiti presenti è stata offerta una eccezionale cena: una sorta di grande buffet in onore alla "cucina di strada", nello specifico, alla tradizionale "Vuccirìa" di Palermo, per il recupero di un habitat di significato ricercato e rivissuto anche dalle èlites.
La serata, del tutto singolare, è stata organizzata dal signor Lorenzo Russo, responsabile della gestione del Villaggio, sostenuto dalla bravura dello staff culinario, nonché dal simpatico intrattenimento dello staff danimazione.
Impeccabile l'allestimento degli esterni, a rappresentare ed emulare, nella sua appariscente visibilità, la spettacolarità di uno spaccato di vita sui generis; un itinerario olfattivo e gustativo fortemente intriso di sensorialità, marcato dalle fondamentali opposizioni del crudo e del cotto, del vegetale, dellittico, del carneo e del dolce, in cui il cibo risulta essere il simbolo comunicativo per eccellenza.
Non a caso, il simpaticissimo e versatile animatore della serata, ha invitato tutti i presenti ad avanzare con estrema vivacità ma, nello stesso tempo, senza urgenza e con gustosa lentezza, a conferire verosimiglianza ad un "arcaico" rituale di cibo da strada, la cui finalità primaria è chiaramente riconducibile allintreccio di relazioni sociali.
Un'immagine salutare e fiduciosa, quella contenuta entro la cornice seducente di una struttura alberghiera che, a dispetto degli avariati accadimenti recentemente avvenuti nel triste mondo culinario dell'Aurum Hotel di Punta Fram, non certamente passato inosservato agli occhi di tutti, ha voluto dare esempio non solo di valida interazione culturale fra gastronomie di medesima derivazione, però soggette a trasformazioni ed adattamenti locali, ma anche e soprattutto un esempio di freschezza e trasparenza.
Al solo osservarli, infatti, gli alimenti, disposti settorialmente sulle bancarelle diligentemente allestite dallingegnoso staff del Villaggio, non hanno lasciato per nulla indifferenti gli avventori, attirandoli ad un ghiotto assaggio: stigghiuòla, sasizza, quarumi, frittule, pani cà mieusa, puippu vugghiutu, cozze, rianata, arancine, panelle, cazzilli, cous-cous e, per finire, un ampio tavolo adibito a frutta e dolcezze siciliane, fra le quali, risaltavano i tipici ficurìnnia.
Odori di ogni natura, fumo denso di alcuni manicaretti, decorazioni colorate delle bancarelle, ad eccitare i sensi e a tentare i desideri gastronomici dei clienti: un canale di tipo sinestetico in cui hanno dominato lolfatto e la vista, a ribadire lenorme importanza di una tradizione culinaria rimossa ingiustamente dalla coscienza collettiva, poiché considerata forse poco onorevole; una koinè di riconoscibilità della propria territorialità, delle proprie radici e di un mondo di sensazioni mai perduto.
La serata ha voluto connotare e risaltare appunto la semplicità del gusto e la garanzia della qualità, soprattutto in un momento delicato del nostro percorso turistico, come hanno giustamente sottolineato i responsabili del Consorzio "Pantelleria Island", evitando pertanto di offrire ingiustamente unimmagine distorta della nostra splendida isola.
Quando si tratta di "fare turismo", è necessario, anzi, vitale, saper disporre degli strumenti adeguati, mettersi continuamente in gioco senza tralasciare limplicito impegno di offrire servizi impeccabili. Nel profondo declino, nella cultura di massa, del senso dellodorato e del gusto, tale cibo diventa mappa significativa dei rapporti con il mondo, cucina che "comunica", elemento di solidale partecipazione, passionalità del territorio. E stavolta, non ci resta che dar pieno merito allorganizzazione del Villaggio